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La Città di Biella presenta il progetto Green Deal City Fashion

Innovazione, concretezza e sostenibilità per il rilancio delle attività economiche

Biella punta a essere il primo esempio di città dello shopping Green Deal. Con un modello improntato sull’economia verde e circolare in grado di coinvolgere tutti i settori produttivi, dall’industria all’artigianato fino al commercio, il comparto turistico e in modo indiretto anche l’agricoltura. L’ambizioso progetto, che nasce dall’idea dell’amministrazione di trasformare il capoluogo laniero in “Città della moda” e si evolve a seguito delle mutate condizioni socio-economiche dettate dalla pandemia in corso, è stato presentato nella mattinata di sabato 30 gennaio nel contesto del Teatro Sociale Villani di Biella alla presenza delle istituzioni del territorio e dei rappresentanti economici locali.

L’obiettivo è quello di inserire il “Green Deal Biella City Fashion” nell’ambito del Recovery Plan. La Città di Biella pone grande attenzione all’evoluzione della moda sostenibile sulla quale immagina un rilancio del centro storico e del commercio cittadino, il coinvolgimento del settore di prodotti e servizi nel suo complesso, la nascita di una campagna marketing e una nuova proposta in chiave turistica. Il progetto come base di partenza si pone un inve-stimento di 1,2 milioni di euro, da sviluppare nell’arco temporale di due anni.

Il cronoprogramma prevede i seguenti passaggi:

2021:

- richiesta alla Regione Piemonte di riconoscimento del quartiere Biella Centro come “Di-stretto Urbano del Commercio”.

- incontri informativi con proprietari, sia di attività commerciali attive, sia di negozi sfitti

- realizzazione eventi culturali di visibilità internazionale

- progettazione e lancio campagna marketing

- progettazione e lancio del programma formativo “green deal shopping”

2022:

- completamento eventi culturali di visibilità internazionale

- attivazione e promozione di pacchetti turistici dedicati alla moda e al turismo sostenibile

- completamento del programma formativo sul “green deal shopping”

Il progetto vede inoltre uno stretto legame con il programma POR FESR 2014/2020 avvia-to dal Comune di Biella che prevede per l’ambito di interesse investimenti di 950 mila euro per la rivitalizzazione commerciale e turistica del centro storico (segnaletica info-monumentale e arredi urbani in chiave smart city) e 675 mila euro per la riqualificazione delle reti di illuminazione pubblica con soluzioni smart lamp. Inoltre il piano è coerente con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Dice il sindaco della Città di Biella Claudio Corradino: “Nella nostra idea di sviluppo della città abbiamo sempre immaginato la nascita di un nuovo brand “Biella Città della Moda”, che però a fronte di un contesto economico e sociale profondamente mutato per via della pandemia, oggi si evolve ponendo grande attenzione da una lato alla moda sostenibile e dall’altro a un’industria che si concentra sempre più sullo sviluppo di un’economia circolare. In una visione di insieme possiamo sviluppare un modello improntato sul Green Deal, capace di rilanciare il centro storico unendolo a strategie di “turismo verde” e una particolare attenzione delle nostre industrie alla tutela dell’ambiente circostante”.

Il Comune di Biella intende anche coinvolgere l’Unione Industriale Biellese e lo sviluppo di un comitato tecnico per fare rete territoriale. Dice Giovanni Vietti, presidente dell’Unione Industriale Biellese: “Una visione “green” dell’economia è quello che contraddistingue da sempre il nostro territorio, in cui il modo di fare impresa è stato da sempre improntato alla sostenibilità sociale e ambientale, oltre che economica. Il rilancio del territorio passa da questo paradigma di sviluppo, un “green deal” che incide in modo trasversale sulle diverse attività manifatturiere e produttive”.

Aggiunge l’assessore alle Attività economiche Barbara Greggio: “Il progetto nasce dopo un lungo confronto con le associazioni del territorio per costruire un modello di economia complessa di tipo circolare. Il progetto è coerente con le linee strategiche del Piano di rilancio in risposta all’emergenza Coronavirus, con particolare attenzione alla riconversione green come terreno di nuova competitività per il nostro sistema produttivo. L’obiettivo è quello di adottare misure indirizzate a creare condizioni maggiormente attrattive sia per investitori nazionali sia in campo internazionale proseguendo il percorso già intrapreso con l’ingresso nei network di Città Creativa Unesco e Città Alpine. Partiamo da Biella, con un nuovo concetto di riqualificazione del centro cittadino, realizzato con la professionalità imprenditoriale e le leve delle strategie di marketing e di impresa per proporlo conseguente-mente come nuovo modello di attrattività turistica”.

E' possibile rivedere l'evento in streaming al seguente link: https://fb.watch/3l1BhwUK1f/

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A seguire condividiamo il testo integrale dell’intervento mandato in onda in sala dell’economista Giampaolo Vitali

Giampaolo Vitali

Economista CNR

Docente Università Torino

Segretario Gruppo Economisti di Impresa

Ringrazio gli organizzatori per l’invito e mi scuso per non poter essere presente. Nel mio intervento vorrei inserire le caratteristiche di questo interessante progetto su Biella all'interno di un quadro generale che fa riferimento al Green New Deal dell'Unione Europea e poi all'impatto della crisi Covid sul manifatturiero e sui servizi di prossimità, di vicinato.

1 Green New Deal

Per quanto riguarda il Green New Deal dobbiamo ricordarci come questa proposta sia sta-ta formulata dalla Commissione UE a settembre 2019, ben prima delle problematiche Covid, come un necessario cambio di passo nel modello di sviluppo europeo. A maggior ra-gione, la strategia verso la quale indirizzare i mille miliardi di euro del bilancio 2021-2027 è quanto mai importante oggi, se si vuole ipotizzare una strada di uscita dalla crisi che favorisca anche la crescita del medio-lungo periodo. La politica economica UE, e dei singoli paesi partner, viene declinata con il termine resilienza, e cioè con la necessità di recuperare la crisi ma anche di adattare il sistema alle sfide future, che per l’appunto sono focaliz-zate sullo sviluppo sostenibile. Si tratta di anticipare ciò che andrebbe fatto comunque.

2 Crisi Covid

La crisi ha una componente congiunturale e una componente strutturale. La prima fa riferimento alla minore produzione e alla minore domanda, e potrebbe anche risolversi con un ritorno sul vecchio percorso di crescita. Una tipica ripresa a V. Purtroppo però, la compo-nente strutturalemodifica le condizioni dell’offerta, cioè delle imprese che riescono a resistere e della domanda, cioè il cambiamento nelle abitudini e nelle esigenze dei consumatori. E’ probabile che gli imprenditori non ritroveranno più la loro “comfort zone” nel ripetere il business del passato, perché il Covid ha accelerato le modifiche in atto nel mondo. Per adeguarci al cambiamento abbiamo a disposizioni il contributo delle Istituzioni UE, in primis il Recovery Plan e i vari fondi strutturali.

3 L’industria a Biella

Biella è al centro di un “naturale” processo di deindustrializzazione, che nella fattispecie colpisce il tessile abbigliamento, con le statistiche che mostrano un calo del numero degli occupati del 30-40% ogni 10 anni. Un processo che anni fa aveva già colpito gli altri paesi UE, e che ora è particolarmente evidente nel contesto dei distretti industriali italiani, soprattutto a causa della crisi Covid che ha aumentato ulteriormente la velocità di questo cambiamento negativo. “Naturale” non significa però che non sia gestibile. Ci sono molte imprese che riescono a mantenere una elevata competitività internazionale, anche dentro il tessile. La resilienza, in questo caso, è data dall'impresa che innova, che riesce a differenziare il prodotto, a posizionarlo al di sopra della concorrenza, verso un segmento elevato di consumo, e quindi a resistere ancora come impresa manifatturiera. Gli investimenti industriali verso la sostenibilità possono essere utili a questo proposito, sia dal lato del contenimento dei costi, che da quello del marketing e dell’innovazione di prodotto.

4 Nuovi modelli di business per i servizi di prossimità e vicinato

Da molto tempo si registra un impatto negativo della Grande Distribuzione Organizzata e delle tecnologie digitali sui negozi di vicinato, sui servizi di prossimità, sugli artigiani e le piccolissime imprese. La crisi Covid lo ulteriormente amplificato, modificando il comportamento dei consumatori. A tali servizi viene chiesto di modificarsi rispetto al passato. Occorre fornire un servizio diverso, a volte bastano poche “leggere” modifiche rispetto a quanto offerto fino al 2019, ma altre volte occorre ridisegnare da zero il proprio modello di business. A questo riguardo l’ente pubblico, la Camera di Commercio, le associazioni di categoria possono giocare un ruolo importante. Non dobbiamo insegnare all’imprenditore cosa deve fare, in quanto la capacità di adattamento è già presente nel suo DNA. Al contrario, occorre invece fornire al piccolo imprenditore quegli strumenti che potrà adattare e utilizzare nel trovare il suo specifico modello di business, che consenta di soddisfare le nuove esigenze della domanda, che sia però alternativo a quello offerto dai grandi player, in quanto è basato sui vantaggi della localizzazione, della prossimità fisica, dell’esperienza. Si tratta essenzialmente di formazione (per ridurre il digital divide e conoscere le best practice di altri imprenditori), capitale (per effettuare acquistare e adeguare le nuove tecnologie), alcuni beni/servizi comuni (cioè non realizzabili dal singolo imprenditore) quali accesso a internet, logistica distribuita, attivazione del territorio (fiere, feste di quartiere, ecc.). Ci sono ormai tanti tentativi, alcuni di successo (best practice) che devono essere diffusi ai piccoli imprenditori, per facilitarne il loro adattamento al contesto locale. In tutte le tipologie merceologiche, il nuovo modello di business deve essere in linea con lo sviluppo sostenibile. Ecco qui che si ritorna al Green New Deal e agli investimenti del Recovery Plan per la ripresa: una opportunità per il cambiamento che non dobbiamo lasciarci sfuggire.

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