Salta al contenuto principale Salta al menu principale

I vincitori del concorso "Una cultura senza barriere"

Il pubblico alla premiazione del concorso "Una cultura senza barriere"

La simulazione di una campagna pubblicitaria, un calendario a tema, un video con un brano rap autoprodotto sono i tre lavori, uno per ogni ciclo di studi, che hanno vinto i primi premi del concorso Una cultura senza barriere. La cerimonia di premiazione si è svolta sabato 3 giugno, guidata dall'assessore all'istruzione Teresa Barresi e dalla presidente della Commissione Barriere Claudia D'Angelo, in una sala conferenze del Museo del Territorio gremita di studenti e insegnanti. Tra gli ospiti Charlie Cremonte, organizzatore dei giochi nazionali Special Olympics di luglio, e la senatrice Nicoletta Favero.

I premi, 1500 euro da spendere in materiale didattico, sono andati ai lavori che, secondo la commissione giudicante, hanno meglio interpretato lo spirito del concorso, ovvero immaginare un mondo in cui tutte le barriere, non solo quelle architettoniche, siano abbattute, mostrando sensibilità e attenzione al problema. Ne è un buon esempio il lavoro della IV A indirizzo tecnico informatico dell'Iis Quintino Sella, che si è aggiudicato il premio per le scuole superiori: nella classe studia un allievo disabile, in sedia a rotelle, e tutti insieme hanno mostrato una sua giornata scolastica-tipo, tra rampe e ascensori, con un video e una canzone rap, scritta dai ragazzi stessi. Tra le medie, tutta la scuola di Vigliano ha fatto gruppo per realizzare un calendario disegnato, con un messaggio ogni mese reinterpretato attraverso le pecore, protagoniste a fumetti del lavoro. Tra i messaggi e gli slogan, "L'amore non ha confini, lo sanno anche i bambini". E proprio il pensiero puro e aperto dei bambini in contrapposizione con la chiusura degli adulti è stato il filo conduttore del lavoro delle classi IV e V della scuola elementare di Cossato Masseria, vincitore del premio di categoria: gli slogan "Non vedo, "Non sento", "Non parlo" giustapposti a immagini di comportamenti irrispettosi (come un parcheggio davanti alle strisce pedonali), si trasformavano in "Vedo", "Sento", "Parlo" con i bambini che aiutavano a superare gli ostacoli. E prima del cambio di linguaggio, la frase forte. "Non facciamo come i grandi".