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Storia e monumenti

L'odierno nome di Biella deriva da "Bugella". Esso appare la prima volta nell'atto di donazione fatta dagli Imperatori Ludovico il Pio e Lotario, il 10 luglio 826, al Conte Bosone. "Bugella" non è di origine latina , ma la forma latinizzata di un nome preesistente. Da notare che la lettera "g" doveva avere pronuncia velare, trovandosi nei documenti anche la forma "Bujella" . Il Mullatera ricorda, all'inizio delle sue "Memorie", l'opinione di alcuni che lo fanno derivare da "Bruticella", per la dimora che vi avrebbe fatto il cospiratore contro Cesare, Decimo Bruto; nelle "Giunte del Ms. Torinese I", polemizza con Mons. Della Chiesa, secondo cui il nome di Biella deriverebbe dalla pianta "betulla", volgarmente detta "biolla".

Il Can. G. B. Modena crede che il nome venga da Brutio Romano, generale vinto da Annibale. L'abate Gustavo Avogadro lo fa derivare da "Biel", dio celtico e scandinavo della vegetazione. La radice BUG del nome "Budella" si può ricondurre alla radice indoeuropea BHAG o BAG, che indica l'albero del "faggio". Secondo un'evoluzione fonetica, regolata da determinate leggi, aggiunti i suffissi sostantivali proprii delle singole lingue.

Ad eccezione della Grecia dunque in tutte le altre regioni del nord, del centro e del sud dell'Europa, dalla più remota antichità fino ad oggi, questa radice ha sempre indicato l'albero del "faggio". BUGELLA sarebbe dunque il nome di una località, dove allignava in modo particolare, questo albero, in estesi boschi.

Incerta, ma antichissima è l'origine di Biella. Ritrovamenti archeologici effettuati alla Burcina nel maggio 1959 portarono alla scoperta dei resti di un castelliere gallico risalente alla IIa età del ferro.

Al tempo della potenza e dell'espansione Romana, Biella era già un fiorente centro abitato. Intorno al IV-V secolo si formarono in Biella i primi nuclei cristiani. I ricordi delle invasioni barbariche sono andati in gran parte distrutti e per conoscere le condizioni di Biella in tale travagliato tempo bisogna giungere fino alla caduta del dominio Longobardo. E' di questo tempo il più bel monumento dell'antichità e del prestigio di Biella: si tratta del suo Battistero.

Il documento scritto più antico nel quale viene menzionata Biella è un diploma dell'826 degli Imperatori del Sacro Romano Impero, Ludovico il Pio e Lotario. Si tratta della donazione della "Corte di Biella", nel pago dei Vittimuli, fatta dai predetti Imperatori al loro messo il Conte Bosone. Carlo il Grosso, con suo diploma dell'882 dona Biella alla Chiesa di Vercelli.

Nel X° sec. Incomincia ad esercitare la sua influenza sugli uomini di Biella il capitolo di S. Stefano, desideroso di sostituire la propria autorità alla signoria Vescovile, favorendo lo sviluppo in senso autonomo della vicinia che intorno alla Chiesa di S. Stefano si stava formando, creando così quel nucleo che doveva dare origine al Comune.

Questo stato di cose indusse nel 1160 il Vescovo Uguccione a fondare un nuovo abitato nella località detta Piazzo, in posizione più alta.

L'organizzazione comunale, che ci è svelata dagli statuti del 1245, ci presenta quattro consoli al governo (di cui il primo, il più anziano è sempre qualificato come Chiavaro), un Consiglio di Credenza e un numero considerevole di ufficiali subalterni.

Nel 1357 compaiono regolarmente i Podestà che rappresentavano l'autorità centrale a fianco dei Chiavari e Consoli che rappresentavano l'autorità comunale.

Durante le competizioni fra Guelfi e Ghibellini vercellesi, Biella seguì costantemente la parte del Vescovo; ma l'elezione di Giovanni Fieschi alla sede vescovile (1348) doveva rompere per sempre i buoni rapporti fra episcopato e comune.

La città infatti, nel 1379, si faceva accogliere sotto la tutela del Conte Verde per una durata di trent'anni, passando così sotto la signoria di Casa Savoia. Il secolo XV° è un secolo di perfetta tranquillità, toltane la breve lotta, più giudiziaria che altro, fra Biella e Andorno per il mercato settimanale; ma il secolo seguente s'apre sotto ben tristi auspici, Biella partecipa anch'essa nel disagio comune del Piemonte per l'occupazione alternativa di Francesi e Spagnoli. Nel 1527 per evitare il saccheggio di Filippo Tornelli di Briona deve sborsare 600 scudi e 31 fornate di pane.

Ma peggio fu quando venne occupata stabilmente dalle truppe del Brissac. Solo la vittoria di S. Quintino riportava Biella sotto la dominazione sabauda.

La peste fece numerose vittime a Biella come in tutto il Biellese. Tra le più famose pestilenze ricordate dalla storia sono quelle del 1522 e del 1599; in quella del 1630 Biella rimase illesa per intercessione della Madonna d'Oropa.

Nel periodo di Reggenza di Cristina di Francia e precisamente nel 1641 i Principi Maurizio e Tommaso di Savoia aprirono la zecca di Biella e vi batterono monete di titolo assai scadente.

Esse furono poi ritirate, firmata la pace nel 1642 Biella fu nuovamente occupata dai francesi nel 1704; ma non ebbe a subire gravi danni all'infuori delle imposizioni di guerra; la battaglia di Torino la liberava di nuovo.

Nel 1772 fu eretta in sede vescovile per interessamento di Carlo Emanuele III.

Fu occupata dai repubblicani francesi nel 1798 il 14 dicembre dello stesso anno in mezzo ad una esplosione di entusiasmo, di canti e di speranze come se fosse apparsa un'era di felicità, nella piazza di Santo Stefano i biellesi innalzarono "l'albero della libertà": Poi vennero gli Austro-russi, e dopo Marengo fu incorporata alla Francia, fino a quando il congresso di Vienna non riunì Biella alla corona dei Savoia.

L'otto maggio del 1859 Biella è occupata per poco tempo da truppe austriache giunte in città disfatte dalla stanchezza e costrette a partire incalzate dal condottiero leggendario Giuseppe Garibaldi giunto fra noi il 18 maggio.

Siamo così entrati nel cuore del Risorgimento e le vicende di Biella si dissolvono nella gloriosa epopea che contò fra i maggiori protagonisti due illustri concittadini Alfonso Lamarmora e Quintino Sella. Nessun avvenimento di particolare importanza caratterizzò la vita cittadina durante i 50 anni trascorsi dal periodo del Risorgimento all'avvento del fascismo.

Nel 1943 la città venne occupata dai tedeschi. Il comando delle truppe nazi-fasciste si insediava all'Albergo Principe; e le SS prendevano possesso della Villa Schneider. Comandava la piazza di Biella il maggiore Karl Schultzer.

Dolorosamente ricordati sono gli eccidi: sei ostaggi, catturati dopo un'azione partigiana e fucilati in piazza S. Cassiano (un altro venne ucciso nella propria abitazione; un altro ancora, ferito, riuscì a fuggire) mercoledì 22 dicembre del 1943 e i 22 partigiani mitragliati dal plotone di esecuzione nella piazza Quintino Sella, all'alba del 4 giugno del 1944. Nel periodo di occupazione nazi-fascista a Biella, dal 1943 al 1945, vennero requisiti ingenti quantità di materiale e manufatti tessili. Il 24 aprile 1945 la città venne liberata dai Partigiani.

I monumenti