L’obiettivo di Special Olympics Italia è di arrivare a cinquanta giardini pubblici in Italia intitolati a Eunice Kennedy Shriver, la fondatrice del movimento che ha portato lo sport come strumento di integrazione alle persone con disabilità intellettive. Biella è la decima città a farlo e la prima in Piemonte: a portare il nome della sorella di John Fitzgerald Kennedy è il campo volo aquiloni, l’ampia area verde di corso Rivetti balcone sul torrente Cervo e belvedere sull’arco delle Alpi biellesi, che ogni estate è sede del festival musicale Reload.
La cerimonia di intitolazione si è svolta sabato pomeriggio: con Fulvia Zago e Valeria Varnero a rappresentare l’amministrazione e con Charlie Cremonte e Susanna Rovere, in cabina di regia ai giochi nazionali di luglio, c’era il presidente italiano di Special Olympics Maurizio Romiti. Ma soprattutto c’erano tanti degli atleti biellesi protagonisti delle gare dell’estate e portabandiera di un movimento che con Biella ha sempre avuto un legame speciale. “Abbiamo ospitato più di una volta e sempre con entusiasmo le manifestazioni nazionali” ha detto Fulvia Zago. “Per noi dare il nome di Eunice Kennedy a questo parco è un segno di integrazione, una politica che perseguiamo su più fronti, dall’uguaglianza dei diritti all’abbattimento delle barriere architettoniche. In più riusciamo a dedicare un’area pubblica a una donna. E nella toponomastica cittadina la maggioranza dei nomi è di uomini o di luoghi”. “Questo parco è vostro” ha aggiunto Valeria Varnero parlando agli atleti. “Godetevelo e approfittate anche delle altre aree verdi della città, in particolare di quella di via Maggia equipaggiata con attrezzi ginnici. Potrebbe diventare anche la sede di qualche allenamento”. Romiti ha aggiunto una proposta: giustapporre ai cartelli con il nuovo nome del parco (ne saranno installati in tutto cinque) qualche immagine che racconti la vita di Eunice Kennedy “che ebbe l’idea del movimento Special Olympics facendo praticare sport alla sorella Rosemary, disabile intellettiva, e poi invitando altri disabili nel giardino di casa per un campo estivo, in un’epoca in cui l’unico sbocco era passare la vita rinchiusi in istituto. Per fortuna i tempi sono cambiati e gli Special Olympics ora uniscono e costruiscono ponti”.