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Raccolta differenziata, un progetto per il carcere

Da sinistra Alberto Cecca (dirigente), Diego Presa (vicesindaco), Antonella Giordano (direttrice della casa circondariale), Claudio Marampon (presidente Seab), Sonia Caronni (garante diritti dei detenuti), Antonella Notarfrancesco (Pol. Penitenziaria)

C’è un progetto per fare meglio la raccolta differenziata nel carcere di Biella, una città nella città con 411 detenuti e più di 200 dipendenti. Lo hanno presentato, in una conferenza stampa a palazzo Oropa, l’assessore all’ambiente Diego Presa, la direttrice della casa circondariale Antonella Giordano e il presidente di Seab Claudio Marampon. Oltre a perseguire l’obiettivo di alzare la percentuale di rifiuti riciclati, in un complesso che produce circa 100 tonnellate all’anno di immondizia, il progetto consente di dare lavoro a dodici dei quindici “internati” attualmente sotto la tutela della struttura di via dei Tigli: si tratta di persone che hanno scontato la loro condanna ma che sono sottoposti a misure di sicurezza accessorie per rendere graduale e sicuro il loro rientro nella società.

A loro Seab ha fornito materiale (dalle divise ai guanti fino a un buon numero di cassonetti e carrelli per il trasporto di rifiuti) e, insieme al Comune di Biella, un corso di formazione. «Con l’entrata a regime del progetto» ha spiegato Diego Presa, «l’obiettivo è di portare la differenziata in carcere almeno al 50%. Vuol dire 50mila tonnellate in meno di rifiuti in discarica». E vuol dire, in regime di tariffa puntuale, una diminuzione della bolletta a carico del ministero della Giustizia che, per il 2016, è stata di oltre 183mila euro. «Significa anche risparmiare costi di smaltimento e prolungare la vita della discarica» ha aggiunto Claudio Marampon. «Riciclare ciò che è stato differenziato costa oltre il 30% in meno che smaltire rifiuti indifferenziati. Pensiamo, nel caso in questione, agli oltre 900 pasti al giorno consumati nella casa circondariale. A quanti chili di frazione organica corrispondono?». Antonella Giordano si è soffermata anche sulla valenza educativa: «Differenziare significa anche abituarsi al rispetto delle regole e maturare una coscienza ecologista. Gli internati che abbiamo coinvolto nel progetto si sono mostrati particolarmente interessati all’attività proposta che consentirà loro di impiegare in modo utile il tempo della misura di sicurezza acquisendo competenze e consentendo di estendere la raccolta differenziata a tutto l’istituto». Proprio la possibilità di uno sbocco lavorativo al termine dell’esperienza in carcere è uno dei possibili vantaggi del progetto: «E in un periodo di crisi» ha sottolineato Marampon «il comparto del riciclaggio dei rifiuti è tra quelli che possono offrire più facilmente uno sbocco».

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